COMUNICATO STAMPA n. 0241
Sanità: Marroni, riforma è garanzia per futuro in Toscana
In Aula la comunicazione dell’assessore alla Salute: la manovra nazionale significa complessivamente circa 441 milioni di risorse in meno per la nostra regione
3 marzo 2015
Firenze – Si scrive sistema sanitario toscano e si legge “sanità per tutti, di qualità, pubblica, attenta al cittadino, alla prevenzione, alla innovazione, ricerca e formazione, alle persone che ci lavorano, alla sua sostenibilità”. Così ha esordito l’assessore alla Salute Luigi Marroni, presentando in Aula una comunicazione sulla proposta di riordino del Servizio sanitario regionale. Quale futuro per la sanità toscana? Per rispondere a questa domanda, l’assessore è partito dagli ultimi tre anni, in particolare dalla crisi economico-finanziaria del 2011 – che il governatore Enrico Rossi definì “uno tsunami” – con conseguente riduzione dei fondi disponibili per la salute di circa 1300 milioni di euro, cui la Toscana ha risposto mettendo in campo azioni che hanno portato a “ottimi risultati”. In sintesi: “pareggio di bilancio, dal sesto al primo posto nel punteggio Lea, in posizione di eccellenza nel piano nazionale esiti che misura i livelli di qualità delle cure, accordo di rilievo nazionale con i medici di famiglia, potenziamento della rete territoriale, approvazione dei Patti territoriali con al centro i piccoli ospedali”. Se fino ad ora la Toscana ha dimostrato che è possibile farcela, perché la riforma? Una crisi ampia e profonda spinge ad accelerare la riflessione su come costruire il futuro dell’assistenza sanitaria nel nostro Paese, prendere decisioni, operare delle scelte per concorrere a una sanità pubblica sostenibile ed equa, capace di tener conto dei cambiamenti demografici, socioeconomici, epidemiologici e tecnologici in atto: “l’innovazione tecnologica sarà la vera sfida della sanità” ha affermato l’assessore. Venendo al punto cruciale: “I costi dei servizi offerti ai cittadini toscani e il loro livello di qualità non sono compatibili con la manovra prevista dal disegno di Legge di Stabilità 2015 e dai successivi accordi – ha spiegato Marroni - questa manovra nazionale per la Toscana significa complessivamente circa 441 milioni di risorse in meno; per la Sanità, in particolare, la manovra vale 210 milioni che diventano circa 250 milioni tenuto conto che dovrà coprire ulteriori costi crescenti, ad esempio per farmaci anti epatite, stimati in circa 40 milioni, per il 2015”. Non solo: “occorre tener conto della naturale lievitazione dei costi, stimata in 100 milioni di euro, quindi dobbiamo confrontarci con una contrazione reale da circa 350 milioni di euro”. Quali allora le iniziative possibili? Secondo l’assessore – nonostante i margini di ulteriore efficienza e di lotta agli sprechi anche nel Sistema sanitario toscano – la riduzione dei costi ottenuta tramite le modalità tipiche della spending review non risponde alle necessità del sistema, proporre di recuperare le risorse necessarie, ridisegnando e ristrutturando l’offerta ospedaliera, con la chiusura dei piccoli ospedali, non è certamente la strada da percorrere. Alla Toscana il compito di attuare una vera e propria rivoluzione della qualità delle cure, secondo un coerente ridisegno territoriale della disponibilità delle competenze e tecnologie necessarie, partendo da una seria riflessione sulle singole aziende sanitarie locali, che hanno sempre più difficoltà ad assicurare l’universo dei bisogni specialistici dei propri cittadini, e quindi la necessità di una programmazione per territori più ampi, ovvero una programmazione per Area vasta. “La dimensione di Area vasta è il naturale bacino di fruizione dei servizi – ha spiegato – solo il 5-6 per cento della popolazione toscana si rivolge ad altre Aree vaste diverse da quella del territorio di residenza o ad altre Regioni”. E visto che l’attuale legislazione nazionale (D.P.R 517) non ci consente di procedere nella direzione dell’unitarietà funzionale che l’integrazione tra Azienda ospedaliero-universitaria e le Aziende sanitarie locali dell’Area vasta avrebbe promosso, ha continuato: “l’idea è quella di perseguire un’unitarietà funzionale del sistema sanitario di area vasta, capace di raggiungere gli stessi obiettivi mediante una programmazione unitaria della Azienda ospedaliero-universitaria e/con l’unica Azienda sanitaria locale di Area vasta, risultante dalla fusione delle preesistenti aziende sanitarie locali”. “Elemento di equilibrio e garante dell’unitarietà funzionale il nuovo soggetto introdotto dalla proposta di legge: il Direttore della programmazione di Area Vasta, che svolge il suo mandato anche con il supporto, essenziale, dei Dipartimenti interaziendali per la programmazione, luoghi e strumenti innovativi dove i professionisti elaborano proposte in merito all’organizzazione e distribuzione dei servizi, in termini di qualità e dimensionali, al fine di una loro appropriata, adeguata ed equa articolazione per la salute dei cittadini”. La nuova organizzazione trova un suo naturale equilibrio nella rinnovata importanza della conferenza dei sindaci ai vari livelli e nell’importanza attribuita al ruolo della governance istituzionale nel suo complesso. E dopo aver ricordato che la proposta di legge di riordino ha goduto di un’ampia e partecipata fase di ascolto, ringraziato il presidente e tutti i membri della commissione Sanità e politiche sociali per il lavoro svolto e gli emendamenti in corso di elaborazione, Marroni ha sottolineato che “questo è solo l’inizio, tre sono i passi fondamentali per la riforma: approvazione della proposta di legge 396; percorso di partecipazione e concertazione; legge di riordino complessivo”, un processo che non potrà non avvalersi del personale e non coinvolgere i cittadini e le associazioni. Questa nuova organizzazione è compatibile, assicurando pari qualità, con una dotazione di personale diminuita, rispetto alla attuale, dando da un lato la “possibilità di andare in pensione con piena soddisfazione”, dall’altro varando “una nuova gestione delle risorse umane con lo scopo di incrementare le opportunità di crescita professionale”. “A seguito di questo processo contiamo di ridurre il costo del personale, pari oggi a circa 2,5 miliardi di euro – ha affermato – di circa 100 milioni in due anni”. “Questa riforma rappresenta una garanzia per il futuro del nostro servizio sanitario” ha concluso Luigi Marroni. (ps)
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