COMUNICATO STAMPA n. 1194
Affidamento minori: Mugnai, in Toscana valutazioni accurate su famiglie eccetto Forteto
La commissione d’inchiesta ha sentito in audizione l’ex sindaco di Calenzano Fabrizio Braschi, le associazioni “Famiglie per l’accoglienza”, “AiBi” e “Papà e mamme separati in Toscana”. Il presidente: “Per gli affidi a famiglie in Toscana, colloqui approfonditi e visite a casa”
31 ottobre 2012
Firenze – “Secondo quanto abbiamo sentito in questa audizione, in Toscana ci sono procedure di valutazione stringenti per gli affidi. Procedure che non sono state minimamente messe in atto nel caso degli affidi alle famiglie all’interno della comunità del Forteto”. È quanto ha dichiarato Stefano Mugnai a conclusione della seduta di ieri, martedì 30 ottobre, della commissione regionale d’inchiesta sull’attività di affidamento dei minori a comunità e centri di accoglienza. La commissione presieduta da Mugnai (Pdl), vicepresidente Paolo Bambagioni (Pd), ha sentito Fabrizio Braschi, ex sindaco di Calenzano, e i responsabili di tre associazioni impegnate nel campo degli affidi di minori: “Famiglie per l’accoglienza”, “AiBi Amici dei bambini” e “Papà e mamme separati in Toscana”.
Con le associazioni, la commissione ha raccolto testimonianze sulle procedure di affido e i relativi controlli. Luciano Cristoferi, presidente della sede toscana dell’associazione “Famiglie per l’accoglienza”, ha illustrato come sono strutturate, secondo l’esperienza dell’associazione, le procedure per l’inserimento nel registro delle famiglie accreditate: colloqui approfonditi, citando l’esempio del centro affidi di Pistoia, con “un primo colloquio di tre ore e mezza, un secondo colloquio con lo psicologo, un terzo nel quale, se in famiglia ci sono già altri figli possono essere sentiti anche questi, e infine la visita a casa”. E l’esempio del Centro affidi di Firenze, “che effettua valutazioni ancor più approfondite: quattro colloqui in gruppo e altri quattro colloqui con la singola coppia, prima della visita a casa”. Procedure più accurate, quelle attuali, rispetto agli anni Novanta, “quando gli assistenti sociali inviavano per posta la comunicazione del rinnovo semestrale dell’affido, senza verificare direttamente le condizioni di vita del minore nella famiglia affidataria”, ha spiegato ancora Cristoferi. “Queste audizioni – è il commento di Paolo Bambagioni – confermano che le procedure abituali di affidamento nella nostra regione non si rilevano nel caso del Forteto. Una anomalia che non si spiega”.
L’associazione “Papà e mamme separate in Toscana” ha reso esplicite forti critiche alla condotta del Tribunale per i minorenni, “troppo incline a separare i figli dalle famiglie d’origine”.
L’ex sindaco di Calenzano, Fabrizio Braschi, in passato segretario della locale sezione del Pci e membro del consiglio direttivo della Casa del Popolo della Querce, “dove l’esperienza del Forteto ebbe inizio”, ha reso noto alla commissione come, per antica conoscenza, la comunità locale abbia seguito “con stupore l’affermarsi del Forteto, della guida di Rodolfo Fiesoli e il suo perdurare negli anni, così come dell’ampio consenso che ha sempre circondato quell’esperienza”. Uno stupore che, invece, “nella nostra comunità non c’è mai stato, quando sono emersi fatti come quelli attualmente oggetto di indagine. E fin dalla sentenza del 1985”. (s.bar)
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